Il grande fratello non esiste. Esiste però la grande sorella, che non è la televisione, come scriveva Carlo Sartori nel 1987. La grande sorella è la rete. In tempi di politically correct e di revisioni storiche anche l’etica dei Persuasori Occulti (1957) di Vance Packard viene ironicamente ribaltata, non nel merito, ma nel genere della sua creatura.
Il grande fratello appartiene quindi all’altra metà del cielo, anche se di debole di quel genere non ha niente, neppure il pensiero, anche se Gianni Vattimo, forse, a questo proposito vorrebbe dire la sua.
Nei fatti, in rete, di spazio per il “pensiero debole” ce n’è eccome, pertanto la profezia del professore pare essersi compiuta e il pensiero debole ha finalmente trovato il proprio contenitore per eccellenza, dove non si approfondisce mai o quasi, non si verifica nulla e si fa surf sulla superficie delle cose.
La grande sorella, la rete, ci ha fatti definitivamente approdare nel post moderno. In effetti volendo vedere ciò che avviene in rete dalla prospettiva di Francois Lyotard, le bolle informative fanno venir meno la visione unitaria del mondo, generano linguaggi settoriali e mondi semantici paralleli. In rete, come nella condizione post moderna, il cambiamento è la costante, così come la frammentazione e il rifiuto di ogni teoria. La rete è il regno dell’inverificabile, dell’incredulità e nello stesso momento della “credulità”.
Non c’è nessuna regìa o complotto, ma la polverizzazione dei linguaggi e dei mondi. Tanti mondi quanti sono gli atteggiamenti con cui ci si entra.
Ragionare per target per chi ci lavora ormai non ha più senso, si ragiona per “personas”, perché anche le identità sono scomparse e si paradossalmente moltiplicate sotto forma di archetipi identitari, con geometrie che non si cristallizzano mai, né sul piano sincronico, né sul piano diacronico. Ogni “personas” è un aggregato di piani semantici la cui “vita” si sviluppa su un numero indefinito di dimensioni in continuo mutamento.
In rete ogni idea diventa un simulacro, una rappresentazione autoreferenziale, della comunicazioni mancano i soggetti, ma è la comunicazione che domina tutto.
La grande sorella, la rete, ha creato il vero villaggio globale, quello che Marshall McLuhan aveva già descritto: oggi possiamo dire che ne aveva intuito semplicemente l’esistenza, non poteva ipotizzare la dimensione e la complessità che avrebbe assunto col protocollo http. Così come Cristoforo Colombo non avrebbe mai potuto immaginare cosa avrebbe significato la sua scoperta, pur avendo provato, col suo approdo, la concretezza della sua intuizione.
Un grande villaggio senza centro, senza spazio e senza tempo. L’istantaneità raccontata negli anni Ottanta era solo una suggestione in confronto a quella che ha preso vita oggi. Un mondo connesso con una cultura decentralizzata, pluralistico e privo di autori seppur saturo di attori politici e intellettuali.