Seleziona una pagina

Se con i mass media il XX è stato il secolo in cui la retorica si è presa le rivincita sulla “verità” scientifica, il XXI, con il digitale, è quello in cui la parola si prende la rivincita sui numeri. Si, perché il digitale è un mondo di parole e l’intelligenza artificiale si muove in ecosistemi semantici. Il numero è stato ridotto a una stringa minimale di 0 e 1 mentre della parola, i motori di ricerca iniziano a comprenderne anche il significato, non solo sul piano denotativo, come fino ad ora è sembrato essere, ma anche sul più ampio e pluridimensionale “connotativo”. Google è ormai capace di esaminare tutti i piani del simbolico, ben oltre quello che la maggior parte di persone è capace di fare. Si perché Google non è “intelligente” ma si sta letteralmente “leggendo” tutti i libri del mondo, del passato e del presente, e la sua capacità di “intelligere”, di creare connessioni è molto, molto più veloce della nostra e la sua banca dati è sempre disponibile all’esame dell’algoritmo.  Google non deve fare i conti con il “rimosso” o l’inconscio, Google non conosce il lapsus e ha sempre tutto a portata di calcolo.

L’intelligenza artificiale si avvicina a quella dell’uomo attraverso l’esame delle parole, perché è con le parole che l’uomo organizza il proprio pensiero, vive la sua vita interiore e genera le categorie del sapere. “La parola è il segno supremo”. Le parole creano ponti o alzano barriere, discriminano, ma generano sempre, per loro “natura”, relazioni.

Anche la discriminazione è una relaziona, una relazione al contrario ma pur sempre una relazione, anche se inversa; per segnare una alterità, una soluzione, un’opposizione, una contrarietà. Ed è proprio sugli opposti e i contrari che si generano i piani simbolici, quelli su cui collochiamo i nostri pensieri, le nostre opinioni e in base ai quali operiamo le nostre scelte. Anche le “marche” si posizionano su piani simbolici. Di piani simbolici ce ne sono tanti universi quanti sono gli esseri umani. E se la parola è il segno supremo, la cultura è il macro-segno; è la struttura linguistica che unisce tutti i linguaggi di una comunità, unendo in sé presente e passato.

Google per comprendere delle parole non solo il significato ma anche il senso cerca di acquisirne l’evoluzione della loro essenza, ovvero l’evoluzione storica della relazione arbitraria fra significato e significante; facendo un’analisi diacronica della “langue”acquisisce le “categorie della cultura” e la loro relativa “traduzione” in parole.  Solo così, conoscendo la storia del significato delle parole e delle relazioni tra significati, Google sarà sempre più capace di comprenderne il significato connotativo e di costruire “banche semantiche” da cui prelevare le strutture di relazione tra le parole e tra i significati di più parole, avvicinandosi alla conoscenza del valore evocativo delle stesse e, nei fatti, di comprendere di chi digita sulla tastiera, le istanze della ragione e le ragioni del cuore.